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COME NASCE UNA MEDAGLIA
La medaglia, come la conosciamo oggi, venne creata da Vittore Pisano, più noto come Pisanello, che nel 1438, in occasione della visita in Italia dell’imperatore Giovanni Paleologo, realizzò una medaglia con l’effigie di quest’ultimo. Nel primo Rinascimento italiano la tecnica utilizzata per la produzione di tali oggetti era la fusione a cera persa all’interno di un involucro di materiale refrattario. L’artigiano modellava in cera la figurazione in rilievo su due dischi di lavagna, uno per ogni faccia,e da questi modelli si ricavava la matrice le cui parti erano tenute insieme con delle viti. All’interno della matrice veniva colato il metallo fuso creando così la medaglia. Una volta raffreddati, gli stampi venivano aperti ed estratta la medaglia: Asperità ed imperfezioni venivano rifinite con il bulino ed altri utensili. Con tale tecnica si potevano realizzare esemplari di diametro maggiore e con rilievo molto più pronunciato rispetto alle coeve monete prodotte con la coniazione a mano.
Verso la metà del XVI secolo Benvenuto Cellini applicò la tecnica della coniazione anche alle medaglie velocizzando così la produzione. Egli descrisse il procedimento nei capitoli XVI e XVIII della sua opera intitolata "I trattati dell’Oreficeria e della scultura".
In tale metodo si distinguono tre fasi:
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La preparazionedei tondelli.
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Questi erano dischetti di metallo sui quali dovevano essere impressi il tipo, cioè la raffigurazione, e la legenda, ovvero l’iscrizione. I tondelli venivano realizzati per fusione cioè colando il metallo fuso matrici di pietra o terracotta;attraverso il canale di colatura il metallo si distribuiva nei diversi alloggiamenti che davano origine ai tondelli. Una volta aperte le matrici i tondelli venivano separati l’uno dall’altro.
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La preparazione dei conii.
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Per coniare una medaglia era necessaria una coppia di conii che sono matrici metalliche, di forma approssimativamente cubica chiamate in gergo tecnico tasselli. Una volta preparati i corpi dei conii, questi venivano temprati perché fossero resistenti alle pressioni derivanti dal loro impiego. Successivamente se ne acciaiava la partesuperiore. I tasselli poi venivano passati agli incisori che provvedevano al trasferimento in negativo sulle facce dei conii del tipo e della legenda da riprodurre sulla medaglia. Il lavoro svolto da questi artisti era molto importante; per poter avere infatti dei prodotti artisticamente validi i committenti si rivolgevano a valenti incisori che talvolta crearono veri e propri capolavori. Se tale raffigurazione era semplice la si riproduceva incidendola in negativo direttamente sul conio: dapprima si delimitava con un compasso lo spazio destinato alla legenda in modo da definire l’area dove incidere la raffigurazione e poi si procedeva all’incisione vera e propria. Se la scena da riprodurre era complessa veniva realizzata con l’impiego di più punzoni. Questi ultimi erano blocchetti di acciaio sulla cui faccia superiore era incisa in positivo l’immagine o parte di essa. Le legende venivano composte con punzoni mobili ciascuno su ciascuno dei quali era inciso un carattere.
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La coniazione.
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Approntati i conii si passava alla battitura vera e propria. Dalla seconda metà del XVI secolo le medaglie vennero coniate con la vite a pressa o bilanciere. Questo era formato da una testa dove si trovava la madrevite che si univa al basamento tramite due cosciali laterali formanti il castelletto; alla madrevite era collegato un albero ricavato nei cosciali. Sopra la pressa era collocata una lunga barra traversale recante alle estremità due sfere metalliche. Un operaio poneva il tondello sul conio inferiore il movimento rotatorio del bilanciere avvitava la madrevite che spingeva verso il basso l’albero dove era incastrato il conio superiore. Il tondello pressato tra i due conii veniva così improntato.
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Per saperne di più:
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F. Mazerolle, Les médailleurs français du XVe au milieu du XVIIe siècle, Parigi 1902;N. Rondot, Les médailleurs et les graveurs de monnaies, jetons et médailles en France, Parigi 1907; L. Gianazza, La “coniazione” di medaglie secondo Benvenuto Cellini in L’Arte incisoria dall’età albertiana al XVII secolo. Atti del III Meeting dei Numismatici e Medaglisti Europei, Mantova, 1995, pp. 53-59.
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